HYIBRIDA
HYBRIDA
Fedele al suo umanesimo digitale dalle iconografie ibride, Matteo Basilé ha varcato il 2022 con la coscienza adattiva di una rivoluzione in corso: quella di uno spostamento parallelo verso la dimensione fluida dell’opera, dove la tecnologia Blockchain e i certificati NFT racchiudono un secondo binario che non scanserà dal mercato l’arte tangibile ma, al contrario, renderà più preziosa la grammatica stessa del quadro, accrescendone il valore nel suo sistema riflesso tra solido e liquido. Per la mostra da Visionarea vengono presentati alcuni ritratti femminili, pensati strutturalmente per la fisionomia dei monitor, secondo (det)tagli che mineralizzano il processo epidermico e accrescono l’ambiguità granulare dell’alta definizione. Potremmo parlare, con ragione di cause ed effetti, di Nascimento Digitale.
La mostra si articola tra opere di vario formato che adattano le loro superfici alle direzioni energetiche del singolo soggetto, al piano d’irradiazione, ad una capacità di evocare paesaggi anche quando questi non compaiono. Fondali piatti di matrice fiamminga isolano le figure femminili di quest’antropologia futuribile, imponendo la centralità rembrandtiana della loro drammaturgia, come se indicassero imargini dei nostri sbagli e delle occasioni perdute.
HYBRIDA come le nature liminali dei soggetti al femminile, come i dettagli che danno risoluzione di unicità a quei ritratti di straordinarietà terrestre. Anomalie epidermiche, una mano con sei dita, transizioni di gender dai risultati anomali ma anche sguardi e posture che irradiano alterazioni della norma, corpi che sfidano i riti circadiani con lo splendore del sublime estatico, frammenti anomali (ma mai anormali) che definiscono la virtù cosmica di uno sguardo amorevole sui viventi. L’umanità di Basilé ha seguito l’andamento macroscopico del Pianeta; le vecchie barriere geografiche, politiche e ideologiche sono ormai scomparse, superate da una coscienza della ripresa collettiva, da una nuova genealogia meticcia, da un sincretismo perfezionato.
Quei corpi narranti sono figure di una rinascenza che segna l’inizio dopo molti “post”, il limbo in cui sono superate le barriere delle norme sociali, dove i canoni estetici si rivolgono alle psicogeografie di Guy Debord, al dionisiaco di Michel Maffesoli, alle seduzioni hauntologiche di Mark Fisher. Le filosofie radicali colgono i dilemmi (post)biblici di un nuovo mondo senza purezze razziali, ibridato fin dai processi cellulari, meticcio per volontà di necessaria potenza, impuro per evoluzione di specie. Ogni donna di questo progetto capta il nucleo generativo di una rinascenza oltre le barriere geografiche, oltre qualsiasi dogma, dove non esiste più il “diverso” ma soltanto il “dialogante”.
I nostri sguardi scorrono nelle psicogeografie del Nascimento Digitale di questi dialoganti dionisiaci…
La strada del futuro si aggancia alla geologia seminale, fornendo ai sopravviventi di Basilé un pianeta che accoglierà la nostra ricostruzione identitaria, le nostre nuove dimore, i nostri progetti per una semplificazione rivoluzionaria.